Dalla comparsa della serie 20 delle GPU Nvidia una nuova sigla ha accompagnato il nome dei vari modelli. La sigla in questione è RTX, che sostituisce il GTX presente sulla serie precedente. Il passaggio da GTX a RTX ha un significato: RTX, infatti, indica la capacità di queste schede video di gestire la tecnologia Ray Tracing.
Questa nomenclatura continua ad accompagnare i modelli della più recente serie 30, ciò conferma la capacità di gestione del Ray Tracing, resa possibile dagli RT cores, ossia chip presenti su queste schede e dedicati esclusivamente ai calcoli richiesti da questa tecnologia di rendering.
Avere dei core dedicati all’RTX è fondamentale, vista la potenza di calcolo richiesta per poter garantire risultati ottimali: il ray tracing, infatti, è l’ultima innovazione nell’ambito grafico dei videogiochi.
La già citata tecnologia serve a simulare il comportamento fisico della luce, gestendo illuminazione e riflessi, in modo da ottenere una resa di livello cinematografico in tempo reale.
In poche parole le superfici dei diversi materiali presenti nei videogiochi rispecchieranno l’aspetto che questi materiali hanno nel mondo reale, così come l’acqua sembrerà più vera e naturale.
Sempre più sviluppatori rendono i loro giochi RTX compatibili, specialmente i titoli più attesi: basti pensare a Fortnite, Call of Duty Black Ops Cold War e Minecraft, tutti giochi compatibili su cui è possibile attivare l’RTX.
Oltre al ray tracing però c’è molto di più nelle schede video NVIDIA serie 30: in aggiunta troviamo gli algoritmi di intelligenza artificiale, come il DLSS, ed i vari software, pensati per offrire agli utenti l’esperienza d’uso migliore possibile. Un esempio di software offerto dal suddetto produttore di chip è NVIDIA Broadcast, utile per trasmettere in streaming mantenendo qualità e performance.